Nughedu San Nicolò è un piccolo paese della Sardegna centro-settentrionale, nella regione storica del Logudoro, distante pochissimi chilometri da Ozieri. Attualmente, vi abitano circa 800 anime ed è uno dei paesi sardi che rischia di scomparire nei prossimi decenni a causa dello spopolamento. Il suo nome è da ricondurre al fatto che in passato le vallate del paese fossero ricche di noceti (nughe, in sardo, significa noce).Il centro abitato è posto a circa 500 metri di altitudine e si estende in una suggestiva forma ad anfiteatro, arrampicandosi sui monti circostanti. Alle spalle del paese, dove si raggiungono i mille metri, vi sono fitti boschi di querce di notevole bellezza, nei quali si nascondono numerose testimonianze preistoriche e chiese campestri. Tra le più note vi sono la necropoli de Su Canale e le domus de janas Sa Pudda. Tra le chiese campestri,invece, i nughedesi sono particolarmente affezionati a quella di Santa Bellina, oramai rudere, dove ci si riuniva per pregare l’arrivo delle piogge e si narra che la santa, portata in processione, veniva poi immersa nelle acque della fontana.Nughedu San Nicolò è un paese particolare e prima di raggiungerlo è necessaria una certa preparazione per vivere un passaggio non superficiale, per acquisire una sensibilità diversa, mentre ci si immerge in vie e viottoli. Bisogna sapere, infatti, che la gran parte dei suoi figli hanno avuto e hanno ancora in dono la capacità di esprimere la propria essenza attraverso la poesia e l’artigianato. Nughedu, uno dei suoi figli Francesco Masala, lo ha soprannominato Arasolé nel raccontare la storia di Quelli dalle labbra bianche. Nughedu San Nicolò è il paese delle piccole e preziose scoperte. Inoltrarsi al suo interno, passeggiarci lentamente, significa scoprire portoni dalle incisioni elaborate che lasciano immaginare l’arte diffusa della lavorazione del legno (una delle maestrie per cui i suoi abitanti erano noti nella zona), casette deliziose consumate dal tempo, eleganti palazzi signorili in stile tardo-liberty, varie chiesette. Vi sono scorci di paese, poco battuti dal sole invernale, in cui il muschio, col suo verde intenso, ha ricoperto generosamente ogni millimetro; in alcuni angoli si trovano ancora specie di pedane in muratura necessarie per facilitare la salita a cavallo.La sensazione è che il tempo pare essersi fermato ai tempi in cui le vie brulicavano di persone e le case erano abitate in tutta la loro grandezza, in tutti i loro spazi. Poi, vi sono gli artigiani: abili scultori di trachite come Cianitu Sanna che incontriamo in piazza e ci accoglie con calore; i detentori dell’arte dell’intaglio come Giovanni Sechi che ci mostra, con estrema gentilezza, la sua ultima creatura, una cassapanca in noce che sta prendendo forma. Lui è figlio d’arte: suo padre, Forico, era anche lui un famoso artigiano, oltre che un abile poeta. Perché Nughedu è noto in Sardegna per essere stato la patria di poeti sensibili e acuti. Per questo è in embrione la ristrutturazione delle vecchie concerie, all’ingresso del paese, per ricavarne un museo della poesia che si spera possa attirare numerosi visitatori. Nughedu, più di altri paesi, ha la straordinaria capacità di vivere intensamente le stagioni. D’inverno si respira l’aria frizzantina di montagna, mentre la primavera le dona colori e profumi intensi. Negli interstizi abbandonati tra una casa e l’altra, nei muri e nelle scalinate spesso la natura esplode prepotente con risultati assolutamente meravigliosi che rendono l’esperienza sempre diversa e particolare. Nughedu dimostra d’essere un piccolo scrigno con tesori antichi da conoscere e continuare a tramandare.